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London Grammar – If You Wait

Creato il 20 novembre 2013 da Luciana_biondi

London-Grammar-If-You-Wait

I London Grammar sono un trio di Londra, formatosi all’Università di Nottingham tre anni fa, ai quali sono bastati due anni per diventare la band del momento con l’album di debutto e un buon impatto dal vivo.
Per alcuni potranno pure risultare troppo malinconici, ma il successo di questi ragazzi, insieme a quello di Lorde, Lana Del Rey e Jessie Ware, ha tutto l’aspetto di un movimento neo-romantico dai numerosi followers.
Tanti seguaci e recensioni positive da ogni parte del mondo sono stati i primi risultati ottenuti dai London Grammar non appena un anno fa pubblicarono un primo brano, Hey Now, su Soundcloud. Fecero la stessa operazione con un altro paio di brani e così prima ancora di pubblicare tutto, If You Wait è stato tra gli album più attesi dell’anno.

Come gli XX sono essenziali: voce (Hannah Reid), chitarra elettrica (Dan Rothman) tastiere (Dot Major) e come gli arrangiamenti degli XX  il risultato è un’orchestra. Ciò dimostra che con poco si può fare molto e se volete convincervene provate a fare vostro il mantra del post-moderno: tre cose tre, ma fatte bene.

E’ trip-hop, che come genere non solo non è morto, ma sembra essere il preferito dai dark più timidi. Florence Welch è bravissima, ma la sua musica può risultare troppo potente. Lana del Rey è okay, ma è troppo costruita. Jessie Ware è super, ma orbita felicemente per altre galassie ondeggiando ciao-ciao con la manina ai poveri disgraziati rimasti sulla terra.

I nostri tre malinconici ragazzi rientrano invece tra quelli che sulla terra ci restano, evitando gli estremi e impegnandosi nella ricerca della via di mezzo. Non fanno la guerra, ma discutono, anche e soprattutto nel cuore della notte, parlano molto senza essere logorroici. Poche parole ripetute nel corso del tempo, perchè le parole, soprattutto se cantate, sono prima di tutto vibrazioni.
I testi dei London Grammar parlano d’amore da un punto di vista psicologico. Anche se di mezzo c’è una storia che finisce resta il fascino per gli esseri umani e su come funzionano. We argue, we don’t fight (Metal & Dust).

Inoltre questa malinconia è ricca di sfumature. Lo stile misurato dei tre è presente in ogni brano, ma va combinandosi via via con generi diversi, dal reggae (Flickers), alla musica africana (Darling Are You Gonna Leave Me). Ci sono delicati accenni di house in Wasting My Young Years, dance solare in collaborazione con i Disclosure in Help Me Lose My Mind, moderno r&b in When We Were Young e le voci in Flickers ricordano le soluzioni corali dei Police.
Se ne ricava intensità senza risparmio, le canzoni sono ben 17.


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